Il Bric Mindino e la sua croce da record

Ci sono montagne che si caratterizzano per la loro difficoltà di ascesa, per la propria storia orogenetica, per l’altitudine. Ce ne sono altre, invece, che si contraddistinguono semplicemente per la posizione geografica occupata, incerta come un viandante di fronte ad un trivio.

Conteso in effetti tra Valle Tanaro, Valle Mongia e Valle Casotto, il Bric Mindino si innalza per 1879 metri di quota alle spalle dell’abitato di Garessio, per un salto verso il cielo che gli consente di ricercare la propria sagoma tra le vicine acque del Mar Ligure. Una terra di mezzo tra i miti respiri mediterranei e gli algidi sbuffi alpini, per un amalgama atmosferico con pochi eguali tra le Alpi di Cuneo.

Il Bric Mindino, insomma, disorienta l’escursionista disattento, catapultandolo in un mondo sospeso e atemporale, dove una prospettiva marittima incontra un terreno già montano; dove gli occhi di ghiaccio dal sapore alpino, fissano la distesa marina, forse con invidia, forse con orgogliosa fierezza.

A vegliare sull’intero areale, l’imponente croce di vetta inaugurata il 14 settembre 1969 e voluta da Don Francesco Roà, allora parroco di Mindino. Alta ben venticinque metri (figurando per questo tra le più elevate di tutte le Alpi Occidentali) e realizzata in tubolari in ferro e pannelli di policarbonato semitrasparenti, ha richiesto ben dieci anni di lavori, tra cui la costruzione della rotabile sterrata che ancora oggi collega la cima stessa alla Colla di Casotto.

Dedicata ai caduti di tutte le guerre, nel 2002 grazie all’intervento dei volontari dell’ANA di Garessio, è stata altresì dotata di un impianto di illuminazione alimentato con pannelli fotovoltaici, che la rende visibile da notevole distanza anche nelle ore notturne.

In questi spazi le indicazioni escursionistiche per raggiungere la vetta.