Pontebernardo, la borgata con due albe e due tramonti

Là dove la Valle Stura alza la voce e la strada deglutisce vertigine e paura prima di immettersi nell’imponente gola delle Barricate, la borgata di Pontebernardo sonnecchia in un angolo, senza dare nell’occhio. Un pugno di case abbracciate le une alle altre. Profumo di riserbo e di timidezza, di coraggio e di resistenza. Una pelle giovanile che nasconde rughe di freddo e di tempo, mascherando un odore di fragilità apparente. Di quella che ti colpisce al primo sguardo ma che sparisce a poco a poco sotto gli schiaffi della fatica.

Se davvero siamo ciò che abitiamo, non è un caso che proprio da questo timido abbraccio di pietra e di legno sia nata Stefania Belmondo. Uno scricciolo dalla forza leonina. Gracile se osservata con gli occhi, invincibile se guardata con la testa e con il cuore. Imprendibile su quelle piste da sci nordico che ha imparato a conoscere e a percorrere tra Pietraporzio e Bagni di Vinadio. Ed eccola, dunque, l’anima segreta di Pontebernardo. L’indole di chi non vuole esibirsi preferendo rimanere al margine ad ascoltare e a capire, facendosi avanti controvoglia solo quando si è interpellati.

Questo fazzoletto alpino sospeso a 1.320 metri di altitudine, infatti, custodisce peculiarità uniche che meritano di essere conosciute e assimilate. A partire da quell’Ecomuseo della Pastorizia che ruota attorno alla Pecora Sambucana, Presidio Slow Food e storica eccellenza locale. Ma bastano pochi minuti per entrare in confidenza con Pontebernardo e capire che, in realtà, la borgata nasconde altro. Punto di appoggio per gite ed escursioni, referente orografico dell’omonima valletta che si tuffa verso sudovest fino ai Prati del Vallone e al Rifugio Talarico.

Borgata talmente particolare, poi, da vivere in alcuni periodi dell’anno due albe e due tramonti. Già, perché anche il sole pare aver preso in simpatia Pontebernardo e la sua personalità. In inverno, dunque, si diverte a nascondersi dietro la sagoma della Testa dell’Ubac celando il proprio abbraccio luminoso da mezzogiorno alle 14.30 circa. Il Tarluc in lingua occitana, appunto, ovvero il lasso di tempo impiegato dal sole per scomparire e ricomparire dietro la montagna (dal latino inter lux). Un evento raro e curioso che non può non essere festeggiato. Ogni anno, allora, nei primi giorni di gennaio, Pontebernardo vive la cosiddetta Festo dou Tarluc, per giocare con i raggi di sole, ma soprattutto per risentirsi comunità, scavando nella storia e nelle tradizioni popolari.

Per informazioni: comune di Pietraporzio, pietraporzio@vallestura.cn.it.