Un lungo rettilineo che guarda a occidente, come se la strada volesse prendere il fiato prima di superare l’ultima rampa altimetrica che la separa dal centro di Casteldelfino. Un tuffo nella Valle Varaita più verde e silenziosa, stuzzicata dai guizzi del torrente, accarezzata dalle brezze che discendono da Chianale o da Bellino. Quasi una pausa spazio-temporale per meditare e per riflettere sulla lungimiranza della Castellata, che fino al 1713 era parte integrante della cosiddetta Repubblica degli Escartons.
Esattamente in prossimità di questo perno storico-geografico, sonnecchia oggi la frazione di Torrette che appare silente ai margini della carreggiata. Un grappolo di case addossate le une alle altre sulle spalle di un modesto sperone roccioso. Acini di pietra che profumano di un’autenticità tirata a nuovo. Perché il tempo si è fermato, ma gli abiti di una volta vanno mantenuti, puliti, lucidati. Acini di pietra, soprattutto, che se spremuti rilasciano un’identità propria fatta di coraggio e di resilienza.
Uno straordinario avamposto del Delfinato che in passato contava trecento abitanti, rannicchiati a 1.180 metri di altitudine. Un forno comunitario, una fontana, un’osteria, un notaio. Scuola, salle e abitazioni private. Angoli di passato che oggi bucano lo sguardo e trasportano la mente sulle ali della memoria. Torrette stupisce per la sua anima tangibile, per la sua personalità spiccata ma mai arrogante. Per quell’eleganza architettonica fiera ma non ostentata.
La modernità, quassù, è arrivata un passo alla volta. Il primo telefono pubblico, ad esempio, è stato attivato il 23 aprile del 1963. Per l’occasione, nella prima settimana di servizio, sono state concesse chiamate gratuite a tutti gli abbonati Stipel di Piemonte e Lombardia. Ma questa non è terra di compassione o di elemosina. Torrette ha saputo fare da sé. Ha interiorizzato la modernità, ma lo ha fatto con lo scalpello, eliminando il superfluo e ricercando l’essenziale. Basta un’occhiata, un respiro, una semplice camminata per i vicoli rimessi a nuovo, dunque, per vivere un’esperienza immersiva e rigenerante nel tempo e nello spazio.
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La foto a corredo dell’articolo e alcune annotazioni qui riportate sono tratte dal B&B La Toureto di Torrette.