Ci sono posti che entrano nel cuore per le storie che custodiscono o per quelle che i suoi abitanti sanno ancora raccontare. Ci sono posti, invece, che entrano nel cuore per la vivace quotidianità che li contraddistingue. Ci sono posti, infine, che entrano nel cuore e basta. Al primo sguardo, alla prima occhiata, al primo sospiro che rilasciano.
Ussolo è uno di questi. Lo è stato qualche anno fa per Giorgio Diritti e Fredo Valla (regista e sceneggiatore del fortunato e intenso “Il Vento fa il suo giro” del 2005) e lo è tutt’ora per gran parte degli avventori che, volutamente o per caso, lo raggiungono attraverso la sottile striscia di asfalto che da Maddalena di Prazzo sale in direzione nordest.
Un pugno di case aggrappate ad un versante prativo esposto a meridione che sonnecchia a sua volta all’ombra del Chersogno. Ussolo entra nel cuore perché proietta il visitatore in un tuffo emotivo atemporale. Una dimensione sconosciuta ai più, lontana dagli spettri della frenesia di oggi. Silenziosa, ovattata, intatta nella sua imperfezione agreste, con utensili da lavoro e ambienti domestici che odorano di terra e di fresco.
Passeggiando tra i vicoli lastricati di Ussolo, parrà così di calpestare un’autenticità latente, discreta ma orgogliosa, che non si è lasciata sopraffare dalla riqualificazione estetica muta e vuota. Solo ai margini della borgata però, riscaldati dagli ultimi tepori del giorno, ci si renderà conto di aver attraversato un set cinematografico involontario. Si socchiuderanno gli occhi, allora, e le carezze del vento rallegreranno la mente, perché dopotutto “il vento fa il suo giro … e ogni cosa prima o poi ritorna”.
—
In questi spazi le indicazioni per una tranquilla escursione che dalla borgata di Ussolo conduce all’omonima Capanna (un tempo adibita a rifugio e oggi non più utilizzata), posta in posizione panoramica a 1830 metri di quota.