Castelmagno. Un formaggio nobile conosciuto fin dall’antichità, temporalmente posteriore solo al gorgonzola già noto intorno al 1100. Un prodotto erborinato dalla lavorazione meticolosa e dalle caratteristiche organolettiche inconfondibili. Castelmagno, poi. Un nucleo urbanistico di probabile frequentazione romana (I-II secolo d. C.), ubicato in posizione strategica e panoramica. In entrambi i casi un elegante ricamo figlio del sapiente intreccio tra uomo e natura.
Il comune di Castelmagno, in effetti, custodisce ancora oggi diverse anime che respirano autonomamente con ritmi e modalità differenti. Quattordici cuori pulsanti, alcuni vitali e attivi, altri ormai assopiti, affogati nel mare della memoria e dei ricordi. Quattordici borgate principali che un tempo riempivano gli angoli silenziosi dell’alta Valle Grana e che oggi invece singhiozzano piano, come le ultime gocce di una sorgente prosciugata dalla modernità e dallo spopolamento.
Tra l’ambiente selvaggio e le pareti severe che si incontrano risalendo la rotabile dal fondovalle, ciò che stupisce e incanta di Castelmagno è quell’ardire architettonico che ha disegnato Colletto o Narbona, cicatrici indelebili dell’eroismo dei primi abitanti della zona. Quest’ultima in particolare (mai raggiunta da una strada vera e propria e abbandonata dagli anni Sessanta) è divenuta nel tempo l’effige piemontese del depauperamento delle terre alte. Un pezzo di storia oggi invaso dalla natura, che per fortuna rivive almeno parzialmente nella lodevole iniziativa Una casa per Narbona.
Castelmagno, però, non si è arresa e persiste a custodire il focolare della propria tradizione alpina e occitana, attraverso eventi, attrattive e divertimenti. Proprio da queste terre, ad esempio, hanno trovato la giusta ispirazione musicale i celebri Lou Dalfin e sempre su questi tornanti nel 1999 Paolo Savoldelli ha scritto una pagina indimenticabile del Giro d’Italia, discendendo da quel Colle Fauniera oggi meta di tifosi e appassionati. Non solo ciclismo, però, ma anche escursionismo, alpinismo, sci di fondo (grazie al centro Gravires di borgata di Chiappi) e speleologia di base, con l’affascinante Pertus d’la Patarassa.
Un angolo autentico tra cielo, rocce e pascoli, impregnato di storia e architettura (su tutti l’imperdibile Santuario di San Magno, le cui tracce di fondazione risalgono al Quattrocento) dove potersi riposare, respirando a pieni polmoni la civiltà alpina di un tempo e soggiornando magari nell’elegante Hotel e B&B La Font, nella raffinata La Meiro (custode di un antico caseificio e di una locanda con accoglienti camere) o nella rinnovata borgata di Valliera, presso l’Agriturismo o il Rifugio Escursionistico. Per i palati più esigenti, poi, una tappa d’obbligo alla Trattoria dei Cacciatori (attrezzata anche con camere), all’Osteria da Marì in frazione Colletto o alla Trattoria La Susta, senza dimenticare i servizi stagionali offerti dal Ristoro del Pellegrino o dal Ristorante Regina delle Alpi.
Per ridiscendere a valle con un ricordo intimo e gustoso di Castelmagno, infine, una sosta alla Boutega Ousitana è caldamente consigliata.