L’unicità di Prea, tra presepe vivente e Santuario di Sant’Anna

La montagna, si sa, è da sempre un luogo privilegiato per ospitare edifici sacri e luoghi di culto, figli della devozione popolare e di apparizioni vere o leggendarie. Nell’arco alpino cuneese si contano in effetti diversi santuari d’alta quota capaci di attirare migliaia di fedeli e pellegrini per gran parte dell’anno, come Sant’Anna in Valle Stura, San Magno in Valle Grana e Valmala in Valle Varaita.

Anche nelle vallate monregalesi non mancano però gioielli religiosi sparsi qua e là, troppo spesso dimenticati o poco conosciuti. Soprassedendo in questa sede sul celebre Santuario di Vicoforte (ospitante tra le altre cose la cupola ellittica più grande del mondo, capolavoro architettonico di Francesco Gallo) e spostandoci verso Roccaforte Mondovì (capoluogo della breve ma affascinante Valle Ellero), si può raggiungere in poco tempo la caratteristica frazione di Prea.

Aggrappata ad un versante soleggiato e contraddistinta da un impianto medievale, questa graziosa borgata alpina deve il nome, secondo la tradizione orale, ad una grossa pietra posta all’ingresso del paese. Stretto in un fitto abbraccio di vicoli e stradine, l’intero borgo si trasforma poi nel periodo natalizio in una strepitosa cartolina a cielo aperto, scenografia perfetta di uno dei presepi viventi più celebri della provincia.

Poco a monte della frazione stessa, sorge inoltre il Santuario di Sant’Anna, edificato nel XVIII secolo in sostituzione di un’antica cappella e progettato, secondo la tradizione, da un’artista d’oltralpe in fuga dalla Rivoluzione Francese. Braccato dai Giacobini, quest’ultimo stava per essere catturato quando un’apparizione proprio di Sant’Anna lo illuminò e lo salvò, spingendolo quindi a costruire una cappella in riconoscenza del prodigio.

In base a recenti studi, la sua opera si limitò in realtà alla semplice ricostruzione della facciata, che presenta non a caso raffinate decorazioni in rococò francese, figurando per questo come l’unico esemplare di barocco francese tra gli edifici sacri del Piemonte. Dalla pianta a superficie quadrata (prolungata in un presbiterio rettangolare più stretto) e dalla facciata suddivisa in due ordini (il primo rettilineo che termina con un fregio fiorito, il secondo ondulato e arricchito con volute), sorge infine lungo un’antica via di traffici e di scambi, rappresentando quindi, per molti decenni, un luogo di sosta e un rifugio sicuro per viandanti, pastori e semplici pellegrini.