Un lago fantasma nel cuore delle Alpi Liguri

Un substrato lunare scevro di alberi e arbusti su cui svettano rocce verticali apparentemente inafferrabili. Pascoli estesi inframmezzati ad improvvisi inghiottitoi che si involano verso il basso. Passeggiando per questa terra, odore di carsismo e di carbonato di calcio che svela l’anima più introversa delle Alpi Liguri. Marguareis, Mongioie, Saline, Pian Ballaur sono cime che emozionano gli speleologi di tutta Europa per quel mondo sotterraneo celato e protetto nell’intimo. Ma è il carsismo epigeo che colpisce per la sua staticità. Il reticolo idrografico superficiale è spesso silente e solo ogni tanto qualche lago temporaneo smuove la rigida monotonia.

È il caso, ad esempio, della Conca del Biecai posta a 1965 metri di quota lungo il sentiero GTA che collega il Rifugio Mondovì al Rifugio Garelli. La zona si caratterizza per una particolare fisionomia che consente al Biecai stesso di indossare sembianze camaleontiche, trasformandosi ora in una verde conca pascoliva, ora in un placido lago alpino. La sua parte occidentale, lievemente rialzata, è in effetti costituita da rocce impermeabili separate dalla restante porzione orientale calcarea per mezzo di un complesso contatto tettonico.

In corrispondenza di quest’ultimo vi sono diversi inghiottitoi di dimensioni eterogenee che raccolgono le acque ruscellanti sulle rocce impermeabili. Durante la stagione primaverile e nelle prime settimane d’autunno, la grande quantità di acqua ruscellata non riesce ad essere interamente assorbita dalle cavità carsiche e la porzione in eccesso si deposita temporaneamente in superficie, dando così origine ad un vero e proprio lago. Un processo irrealizzabile, però, nella stagione estiva, quando l’intera conca si presenta infatti verde ed erbosa. Un lago da considerare tale, forse, solo sulla carta, ma comunque un esempio quanto mai affascinante del variegato mondo carsico che caratterizza le Alpi Liguri.

A testimonianza delle particolarità geologiche e idrografiche della zona, infine, sempre nei pressi del Rifugio Mondovì si trovano le sorgenti del torrente Ellero, poste tra i 1760 e i 1860 metri di altitudine. In caso di piogge forti e continue si assiste spesso ad un superamento della superficie limite di equilibrio idrostatico della falda e si origina un forte getto d’acqua verso l’esterno. Quest’ultimo, denominato Pis dell’Ellero, si attiva da una cavità posta ad una quindicina di metri di altezza sugli strapiombi delle Rocche del Piscio (cui dà il nome) e secondo alcuni una parte delle sue acque deriva proprio dal soprastante sistema carsico del Lago Biecai.